Greening Digital Companies 2025: Green Tech e Sostenibilità Digitale
Il boom dell’AI ridisegna i parametri ESG nel green tech e introduce rischi materiali per le aziende digitali. Analisi del report che documenta la crescita delle emissioni del settore nonostante gli impegni climatici.
Il Paradosso del Settore Green Tech
La quarta edizione del “Greening Digital Companies 2025” analizza 200 aziende digitali leader mondiali con dati fino al 2023 e documenta una disconnessione: gli impegni climatici si moltiplicano mentre le emissioni reali crescono. Per chi gestisce strategie ESG, questo significa ridefinire metriche e valutazioni del rischio, soprattutto considerando l’accelerazione dell’intelligenza artificiale.
Le 200 aziende analizzate hanno prodotto 297 milioni di tonnellate di CO₂e in emissioni operative e consumato 581 TWh di elettricità (2,1% del consumo globale). La concentrazione è estrema: 10 aziende sono responsabili del 50% di questo consumo. Questo livello di concentrazione amplifica il rischio sistemico e limita la capacità del settore di rispondere collettivamente alla pressione normativa e di mercato.
Scope 3: L’84% delle Emissioni Green Tech Che Sfugge al Controllo
La vera criticità emerge dalla distribuzione delle emissioni:
Distribuzione delle Emissioni per Scope
- Scope 1 (emissioni dirette da fonti possedute): 3% del totale
- Scope 2 (energia acquistata per operazioni): 13% del totale
- Scope 3 (catena del valore completa): 84% del totale
La maggior parte delle emissioni del settore digitale non deriva dalle operazioni dirette delle aziende, ma dall’intera catena del valore. Questo rende la gestione del rischio climatico sostanzialmente più complessa.
Il Problema della Trasparenza nel Green Tech
Solo 102 aziende su 200 rendicontano le emissioni per tutti e tre gli Scope. Oltre la metà delle aziende analizzate non fornisce un quadro completo della propria impronta carbonica. Senza visibilità sullo Scope 3, qualsiasi valutazione ESG è incompleta e qualsiasi strategia di riduzione rischia di essere inefficace.
Composizione dello Scope 3
- 57,6% deriva dall’uso dei prodotti venduti (dispositivi consumer, servizi cloud utilizzati dai clienti)
- 23,7% da beni e servizi acquistati (supply chain, componenti hardware, semiconduttori)
- Il resto include distribuzione, logistica e fine vita
Il dato del 57,6% ha un’implicazione diretta: la maggior parte delle emissioni delle aziende tech dipende da come i clienti finali utilizzano i loro prodotti e servizi. Questo sposta la responsabilità della riduzione ben oltre il perimetro aziendale tradizionale e richiede ripensare l’intero design di prodotto.
L’Intelligenza Artificiale Come Fattore di Rischio nel Green Tech
L’AI ha trasformato la natura del rischio climatico nel settore tech. I numeri documentano questa trasformazione:
- Le aziende che investono massicciamente in AI hanno registrato un aumento del 150% delle emissioni operative (Scope 1 e 2) tra 2020 e 2023
- Il consumo elettrico dei data center cresce al 12% annuo dal 2017
- La produzione di chip per AI ha aumentato il consumo di elettricità del 350% nel solo 2023
Tre Dimensioni del Rischio AI
1. Stress Energetico
La domanda di elettricità dei data center AI potrebbe superare la disponibilità di energia rinnovabile nei mercati chiave. Questo costringe le aziende a scegliere tra rallentare l’espansione AI o compromettere gli obiettivi di decarbonizzazione. Alcune aziende stanno già prolungando contratti con fornitori fossili per garantire continuità operativa.
2. Credibilità degli Impegni Green Tech
Quando un’azienda dichiara obiettivi Net-Zero e contemporaneamente vede crescere le proprie emissioni del 150%, l’esposizione reputazionale e normativa aumenta. Le direttive europee come la CSRD richiedono rendicontazione dettagliata e verificabile. La distanza tra dichiarazioni pubbliche e dati effettivi diventa misurabile e sanzionabile.
3. Vulnerabilità della Supply Chain
L’aumento del 350% nel consumo elettrico per la produzione di chip evidenzia una dipendenza critica. La produzione di semiconduttori è geograficamente concentrata e ad alta intensità energetica. Questa combinazione crea vulnerabilità sia operative (disponibilità di componenti) sia ESG (emissioni embedded non controllabili).
Cosa Cambia nei Framework ESG per il Green Tech
Reporting: Dall’Opzionalità all’Obbligo
Il report raccomanda esplicitamente il reporting obbligatorio dello Scope 3. Le direttive europee si muovono già in questa direzione, rendendo la disclosure completa della catena del valore un requisito, non una scelta strategica.
Le 23 aziende che hanno operato con energia 100% rinnovabile nel 2023 (rispetto alle 16 del 2022) dimostrano che la transizione è tecnicamente possibile. Tuttavia, la lentezza della crescita (7 aziende in un anno su un campione di 200) indica che i vincoli sono più economici e strategici che tecnici.
Target Setting: Il Limite degli Obiettivi di Intensità
Gli obiettivi basati sull’intensità (emissioni per unità di ricavo o di prodotto) permettono di migliorare l’efficienza mentre le emissioni assolute continuano a crescere. Questo approccio può produrre miglioramenti relativi significativi che mascherano un peggioramento assoluto.
Il report richiede obiettivi di riduzione assoluta con timeline verificabili. Questo elimina la possibilità di compensare le emissioni attraverso la crescita del denominatore e forza le aziende a ridurre l’impronta totale, non solo l’intensità.

Governance: Competenze Tecniche nei Board
Valutare l’impatto ambientale dell’AI richiede competenze che vanno oltre la tradizionale governance ESG. I board devono essere in grado di:
- Quantificare il consumo energetico incrementale di nuove infrastrutture AI
- Valutare la sostenibilità dei contratti di approvvigionamento energetico
- Integrare il rischio climatico-tecnologico nelle decisioni di investimento
L’AI Come Strumento di Mitigazione nel Green Tech
L’intelligenza artificiale che genera il problema può contribuire a risolverlo, ma richiede investimento intenzionale:
Efficienza dei Data Center
Algoritmi di machine learning possono ottimizzare il Power Usage Effectiveness (PUE) dei data center, riducendo il consumo energetico per unità di computazione. Alcune implementazioni hanno ridotto il consumo di raffreddamento fino al 40%.
Tracciamento della Supply Chain
L’AI può migliorare l’accuratezza del monitoraggio delle emissioni Scope 3, particolarmente nelle catene di approvvigionamento complesse con migliaia di fornitori. Questo rende possibile identificare hotspot di emissioni e prioritizzare interventi.
Gestione delle Reti Elettriche
Sistemi predittivi possono ottimizzare l’integrazione di energia rinnovabile intermittente, riducendo la necessità di backup fossile. Questo è rilevante sia per i grandi consumatori (data center) sia per la transizione energetica sistemica.
Tuttavia, questi benefici non sono automatici. Richiedono investimenti dedicati e potrebbero non compensare l’aumento assoluto del consumo energetico dovuto all’espansione dell’AI.
Strategie di Approvvigionamento Energetico Green Tech
Alcune aziende stanno esplorando modelli contrattuali alternativi:
- Power Purchase Agreement (PPA) a lungo termine con produttori rinnovabili per garantire fornitura dedicata
- Investimenti diretti in capacità di generazione, inclusa l’energia nucleare di nuova generazione
- Partnership con utility per accelerare l’installazione di capacità rinnovabile nei mercati chiave
Questi approcci cercano di risolvere il problema alla fonte: garantire che l’espansione della domanda elettrica sia accompagnata da espansione equivalente di capacità pulita.
Implicazioni Normative per il Settore Green Tech
La CSRD europea richiede rendicontazione obbligatoria delle emissioni lungo tutta la catena del valore, incluso lo Scope 3. Questo cambia il perimetro di compliance per tutte le aziende che operano nel mercato europeo, indipendentemente dalla loro sede legale.
L’AI Act potrebbe introdurre requisiti specifici sulla sostenibilità dei sistemi AI, sebbene la versione attuale si concentri principalmente su sicurezza e diritti fondamentali.
Il Carbon Border Adjustment Mechanism impatta le supply chain extra-UE, creando incentivi economici per la decarbonizzazione dei fornitori o spingendo verso la regionalizzazione della produzione.
Azioni Prioritarie per Risk Manager
Immediato (0-12 mesi)
- Audit completo delle emissioni Scope 3 con focus su supply chain semiconduttori e uso cliente dei prodotti
- Analisi del gap tra impegni pubblici e traiettoria effettiva delle emissioni considerando i piani di espansione AI
- Valutazione della capacità di approvvigionamento energetico rinnovabile rispetto alla crescita prevista della domanda
Medio termine (1-3 anni)
- Implementazione di sistemi di monitoraggio continuo delle emissioni specifiche AI (data center, training, inferenza)
- Negoziazione di contratti energetici a lungo termine con fornitori rinnovabili
- Integrazione di KPI climatici nei sistemi di valutazione e compenso del management tecnico
Lungo termine (3-5 anni)
- Redesign di prodotti e servizi per ridurre le emissioni Scope 3 da uso cliente
- Collaborazione settoriale per standardizzare metriche AI-specific e condividere best practice
- Investimenti in infrastrutture energetiche pulite per garantire autonomia strategica
Conclusioni: Il Futuro del Green Tech
Il report GDC 2025 documenta che l’espansione dell’intelligenza artificiale ha modificato i parametri del rischio climatico nel settore tecnologico. L’aumento del 150% delle emissioni nelle aziende AI-intensive tra 2020 e 2023, combinato con l’aumento del 350% nel consumo elettrico per la produzione di chip, indica che la scala e la velocità del fenomeno superano la capacità attuale di gestione.
La concentrazione del consumo elettrico (10 aziende responsabili del 50% del totale) e l’opacità sullo Scope 3 (solo 102 aziende su 200 rendicontano completamente) creano vulnerabilità sistemiche che non possono essere risolte da singole aziende isolate.
Le aziende che affronteranno questa situazione con trasparenza sui dati, investimenti in approvvigionamento energetico pulito e governance adeguata ridurranno l’esposizione al rischio normativo e reputazionale. Quelle che continueranno a gestire il clima come questione di comunicazione piuttosto che di operations dovranno confrontarsi con regolatori, investitori e mercati sempre meno disposti ad accettare la distanza tra dichiarazioni e risultati misurabili.







