California vs Unione Europea: due modelli di compliance ESG a confronto. Cosa può imparare l’Europa?
Nel 2025,il Climate Act ha ridefinito la regolamentazione ESG e l’Unione Europea non resta a guardare
Infatti Entrambe impongono nuovi obblighi di rendicontazione, puntando a maggiore trasparenza, responsabilità e azione concreta per la sostenibilità.
Ma se l’obiettivo è condiviso, le strade intraprese sono profondamente diverse. Comprendere queste differenze non è solo un esercizio normativo: significa acquisire vantaggi strategici, ridurre rischi operativi e costruire una reputazione credibile a livello globale.
California: trasparenza climatica e rigore progressivo
Nel cuore dell’innovazione americana, la California ha introdotto un pacchetto normativo per obbligare le aziende a misurare, rendicontare e verificare le proprie emissioni di gas serra e i rischi finanziari legati al cambiamento climatico. Questo pacchetto è composto da tre leggi fondamentali:
SB 253 – Climate Corporate Data Accountability Act: richiede che tutte le aziende con ricavi superiori a un miliardo di dollari, che operano nello Stato, pubblichino annualmente i dati sulle loro emissioni di gas serra.
Questa disposizione copre non solo le emissioni dirette (Scope 1), ma anche quelle indirette derivanti dall’energia acquistata (Scope 2), già dal 2026, mentre le emissioni lungo la catena del valore (Scope 3) saranno obbligatorie dal 2027.
A supporto della credibilità dei dati, la legge prevede un sistema di assurance: inizialmente limitato, ma destinato a diventare “ragionevole” entro il 2030.
SB 261 – Climate-Related Financial Risk Act: impone alle imprese con ricavi superiori a 500 milioni di dollari di analizzare e rendicontare i rischi finanziari legati al clima.
Si fa riferimento qui al framework del TCFD, che guida le aziende a identificare sia i rischi fisici (come eventi climatici estremi) sia quelli di transizione (derivanti da cambiamenti normativi o di mercato legati alla decarbonizzazione).
- AB 1305 – Voluntary Carbon Market Disclosures Act: obbliga le aziende che operano nel mercato dei crediti di carbonio a dichiarare in modo trasparente l’origine, la tipologia e l’utilizzo di tali strumenti, di conseguenza lmita dichiarazioni fuorvianti sul raggiungimento della neutralità climatica.
Gli aspetti distintivi di questo impianto normativo spiccano:
- L’applicazione extraterritoriale: la legge si applica anche alle aziende straniere, a patto che operino in California, rendendo l’influenza della normativa ben oltre i confini statali.
- Il principio della gradualità regolatoria, che consente alle imprese di adeguarsi in modo progressivo ma strutturato.
- L’obbligo di assurance crescente, che stimola le aziende a rafforzare i propri sistemi di raccolta e validazione dei dati ESG.
Europa: l’approccio olistico della CSRD
Dal lato europeo, la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) rappresenta un cambiamento di paradigma. Superando la vecchia NFRD, la CSRD punta a rendere la sostenibilità parte integrante della strategia aziendale. La direttiva amplia significativamente il numero di imprese obbligate alla rendicontazione e lo spettro delle informazioni richieste.
La CSRD si applica inizialmente alle grandi imprese europee già soggette alla NFRD, e in seguito si estenderà alle altre grandi aziende, alle PMI quotate e alle imprese non europee con una presenza economica rilevante nell’UE.
Le prime relazioni saranno obbligatorie già dal 2025, riferite all’esercizio 2024, mentre le PMI inizieranno il loro percorso nel 2027.
Un aspetto chiave della direttiva è l’introduzione degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS).
Questi standard definiscono con precisione le informazioni che le imprese devono fornire su temi ambientali, sociali e di governance.
Le innovazioni più significative:
- Il principio della doppia materialità, che obbliga le aziende a considerare sia come la sostenibilità influisce sulle loro performance economico-finanziarie, sia come le loro attività impattano sulla società e sull’ambiente.
- La digitalizzazione della rendicontazione, con formati standardizzati e leggibili dalle macchine (XBRL), che agevolano la trasparenza e la comparabilità tra imprese.
- L’obbligo di assurance esterna fin dal primo anno, anche se inizialmente limitata, per garantire l’affidabilità delle informazioni ESG.

CLIMATE ACT: cosa cambia davvero
Il confronto tra California e UE evidenzia due visioni normative complementari ma con approcci molto diversi.
In California, il focus è chiaramente orientato sul cambiamento climatico e sulle emissioni di gas serra. La rendicontazione riguarda dati specifici, principalmente quantitativi, ed è focalizzata sul rischio finanziario legato al clima.
Focus UE
Al contrario, l’UE adotta un approccio olistico, estendendo la rendicontazione a tutte le dimensioni ESG. L’obiettivo non è solo informare, ma integrare la sostenibilità nella governance e nelle decisioni strategiche.
Un altro punto di divergenza è la materialità: mentre la normativa californiana si basa solo sulla materialità finanziaria, la CSRD impone la doppia materialità.
Questo significa che anche un impatto ambientale rilevante, pur senza conseguenze economiche immediate, deve essere riportato.
Infine, sul piano dell’assurance, entrambe le normative convergono verso un rafforzamento progressivo della verifica esterna, ma la UE parte subito con un obbligo, mentre la California prevede un percorso più graduale fino al 2030.
Perché il Climate act conviene alle aziende europee
Adottare il modello californiano non è solo una questione di compliance futura. È una scelta strategica.
- Leadership ESG: posizionarsi in anticipo rispetto a una delle normative più avanzate al mondo rafforza la credibilità sui mercati internazionali.
- Resilienza normativa: sviluppare capacità interne su Scope 1, 2 e 3 prepara a future evoluzioni regolatorie in altri stati o regioni.
- Innovazione operativa: l’analisi delle emissioni e dei rischi rivela inefficienze, riorganizza la supply chain e riduce costi energetici.
- Asset reputazionale: report verificabili riducono il rischio di greenwashing e consolidano relazioni con investitori e stakeholder.
Integrare il climate act nella roadmap CSRD consente di allineare metrica climatica avanzata e governance ESG europea, massimizzando coerenza e comparabilità dei dati.
Sfide operative per l’inegrazione del Climate Act
- Dati Scope 3: necessaria collaborazione della supply chain (formazione, clausole contrattuali, eventuale sostituzione fornitori).
- Assurance: disponibilità limitata di provider qualificati può creare colli di bottiglia e aumentare i costi.
- Sistemi e governance: servono investimenti IT, competenze interne e un coinvolgimento diretto del top management con responsabilità e KPI chiari.
Tecnologia per integrazione del Climate Act nei processi aziendali
SST mette a disposizione la propria piattaforma digitale proprietaria che consente di generare automaticamente KPI ambientali ed ESG, integrarsi con i sistemi aziendali esistenti (ERP, CRM, database) e supportare l’intero ciclo di rendicontazione.
Accanto alla tecnologia, offriamo servizi di consulenza personalizzati, audit ESG, supporto alla rendicontazione secondo gli standard CSRD/ESRS e alle normative californiane, aiutando le imprese a costruire un percorso credibile, scalabile e misurabile.
Climate Act: una direzione
California e Unione Europea stanno tracciando due modelli distinti ma convergenti di rendicontazione ESG. Entrambi puntano nella stessa direzione: rendere la sostenibilità un elemento strutturale della strategia aziendale.
Guardare al modello californiano non significa solo allargare l’ambito della compliance, ma anticipare le tendenze:
migliorare i propri sistemi, accrescere la propria credibilità e posizionarsi come attori di riferimento nella nuova economia sostenibile.
Fonti e approfondimenti
- California Climate Disclosure Laws – KPMG
- Watershed – Guida a SB 253
- Frost Brown Todd LLP – Analisi CARB 2025
- CARB – Workshop SB 253/SB 261 (agosto 2025)
- EFRAG – ESRS Semplificati e consultazione CBA
- Cooley LLP – Drafts e semplificazioni ESRS (agosto 2025)
- PwC – Survey CSRD global impact
- MoFo – Proposte UE “Omnibus” su CSRD