Omnibus ESG: Semplificazione e Nuove Opportunità per la sostenibilità
La Commissione Europea ha introdotto il Pacchetto Omnibus, una serie di modifiche normative che semplificano la rendicontazione ESG per le imprese. Questo intervento rivede tre normative fondamentali:
- Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che regola il bilancio di sostenibilità per le aziende operanti nell’UE.
- Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CS3D), che stabilisce obblighi di due diligence ESG lungo la catena di fornitura.
- Regolamento sulla Tassonomia UE, che definisce quali attività economiche possono essere classificate come sostenibili.
L’obiettivo principale è ridurre gli oneri amministrativi, semplificare la compliance e consentire alle aziende di concentrarsi sull’integrazione della sostenibilità nel loro business senza essere sopraffatte dalla burocrazia. Ma quali sono le modifiche concrete e come impatteranno sulle imprese? Scopriamolo nel dettaglio.
Gli Obiettivi del Pacchetto Omnibus: Meno Burocrazia, Più Efficienza
Il nuovo quadro normativo è progettato per rispondere alle difficoltà che molte aziende – soprattutto PMI e midcap – hanno riscontrato nell’adattarsi agli obblighi ESG. Le principali novità includono:
1. Posticipo delle Scadenze di Reporting
Le imprese avranno più tempo per prepararsi, garantendo una transizione più graduale:
- Le grandi aziende UE vedranno la prima rendicontazione obbligatoria slittare dal 2026 al 2028.
- Le multinazionali extra-UE con attività significative in Europa avranno l’obbligo di report ESG solo dal 2031 anziché dal 2029.
Cosa significa per le imprese?
Più tempo per investire in sistemi di raccolta dati e adottare strumenti digitali avanzati per migliorare la qualità della rendicontazione. Le aziende potranno evitare errori e incongruenze, garantendo una comunicazione più chiara ed efficace agli stakeholder.
2. Riduzione del Numero di Aziende Obbligate alla CSRD
Con il nuovo pacchetto, la soglia per l’applicazione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) aumenta, riducendo dell’80% il numero di imprese coinvolte.
- Solo le aziende con più di 1.000 dipendenti e un fatturato superiore a 450 milioni di euro saranno soggette all’obbligo di rendicontazione.
- Le PMI quotate sui mercati regolamentati avranno la possibilità di seguire standard semplificati e volontari, senza obblighi stringenti.
Quali sono le conseguenze?
Molte PMI e aziende di medie dimensioni saranno esentate dalla rendicontazione obbligatoria. Tuttavia, chi vuole mantenere la fiducia degli investitori e accedere più facilmente a finanziamenti sostenibili potrebbe comunque decidere di adottare volontariamente gli standard ESG. Questo è particolarmente rilevante per chi opera in settori con un forte focus sulla sostenibilità, come il manifatturiero, il retail e la logistica.
3. Semplificazione della Rendicontazione ESG
Una delle novità più attese riguarda la riduzione e ottimizzazione dei dati richiesti nei report ESG. Il nuovo approccio prevede:
- Un numero minore di punti di rendicontazione, con una maggiore attenzione ai dati quantitativi piuttosto che a lunghe sezioni narrative e descrittive.
- Eliminazione di alcuni obblighi di rendicontazione legati alla Tassonomia UE, soprattutto per le attività che rappresentano meno del 10% del fatturato aziendale.
Questa semplificazione consente alle imprese di concentrarsi sulle informazioni veramente rilevanti per gli investitori e i regulator, evitando di dedicare tempo e risorse alla raccolta di dati di scarso valore strategico. Inoltre, il minor numero di obblighi narrativi permetterà alle aziende di automatizzare il monitoraggio ESG, riducendo i costi di gestione.
4. Due Diligence ESG Più Agile e Meno Onerosa
Le modifiche alla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CS3D) rendono la gestione della catena di fornitura meno complessa. Le principali novità includono:
- La frequenza delle valutazioni ESG sulla supply chain viene ridotta: ogni cinque anni invece di ogni anno.
- Gli obblighi di due diligence si concentreranno solo sui fornitori diretti e solo in settori ad alto rischio (come materie prime, manifatturiero, moda e tecnologia).
- Per le PMI e le midcap (aziende con meno di 500 dipendenti), la raccolta di dati ESG sarà limitata a standard volontari.
Con questa revisione, le aziende possono ridurre i costi di complian, evitando procedure di audit complesse per fornitori a basso impatto ESG. Questo permetterà alle imprese di focalizzarsi su una gestione più strategica della supply chain, migliorando le relazioni con i fornitori chiave e ottimizzando la tracciabilità dei prodotti.
Strategie di Adattamento: Come Sfruttare al Meglio le Nuove Regole
Anche con una maggiore flessibilità, la sostenibilità resta un pilastro chiave per la competitività aziendale. Le aziende possono sfruttare questa fase di transizione per implementare strategie più efficaci, tra cui:
- Investire in soluzioni digitali per il reporting ESG, adottando piattaforme cloud che consentano di automatizzare la raccolta e analisi dei dati ESG.
- Integrare KPI ESG nei processi aziendali, anche se la rendicontazione è volontaria, per ottenere vantaggi in termini di brand reputation e attrattività per gli investitori.
- Adottare volontariamente standard ESG semplificati, per accedere con più facilità ai finanziamenti sostenibili e alle agevolazioni bancarie.
- Prepararsi alla due diligence ESG, concentrandosi sui fornitori strategici e adottando audit selettivi per ridurre i costi e migliorare il monitoraggio.
Meno Burocrazia, Più Opportunità di Crescita
Il Pacchetto Omnibus segna un’importante evoluzione della normativa ESG, rendendo la rendicontazione più accessibile e meno onerosa per molte imprese. Tuttavia, la sostenibilità non è solo una questione di compliance: le aziende che adotteranno un approccio proattivo avranno un vantaggio competitivo importante.
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