Il Pacchetto Omnibus: semplificazione normativa o opportunità strategica per le aziende ESG?
La Commissione Europea ha introdotto il Pacchetto Omnibus, una serie di modifiche alle normative sulla rendicontazione ESG, con l’obiettivo di ridurre gli oneri amministrativi per le imprese. Le modifiche alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), alla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CS3D) e al Regolamento sulla Tassonomia UE rappresentano un tentativo di semplificare la compliance aziendale.
Tuttavia, mentre il quadro normativo diventa meno stringente, la sostenibilità rimane una priorità strategica per il mercato. Gli investitori, i consumatori e le grandi aziende continuano a richiedere trasparenza e impegno ESG. Questo scenario impone alle imprese una riflessione: la sostenibilità è davvero solo un obbligo normativo o una leva di competitività? Vediamo nel dettaglio cosa cambia con il Pacchetto Omnibus e quali sono le implicazioni per le aziende.
1. Contesto e obiettivi del Pacchetto Omnibus
L’obiettivo principale del Pacchetto Omnibus è quello di ridurre la complessità e i costi della rendicontazione ESG, senza compromettere gli obiettivi di trasparenza e sostenibilità. Per raggiungere questo scopo, sono state introdotte diverse modifiche chiave:
P1) osticipo delle scadenze di rendicontazione: le aziende avranno più tempo per adeguarsi alle nuove normative. Questo consente loro di affinare i processi di raccolta e analisi dei dati, garantendo report più accurati e affidabili.
2) Aumento delle soglie di applicazione della CSRD: con questa modifica, il numero di aziende obbligate alla rendicontazione ESG si riduce dell’80%. Ciò significa che molte imprese, in particolare quelle di dimensioni medio-piccole, potrebbero non essere più soggette a questi obblighi, pur rimanendo esposte alle pressioni di mercato.
3) Semplificazione degli standard ESRS: il numero di indicatori obbligatori viene ridotto, permettendo alle aziende di concentrarsi sui dati essenziali e più significativi per valutare la propria performance ESG.
4) Allentamento della due diligence ESG: le nuove regole limitano il coinvolgimento dei partner della supply chain e riducono gli obblighi di compliance per le PMI, che spesso subivano un impatto sproporzionato dalle normative ESG.
5) Maggiore flessibilità nella Tassonomia UE: le soglie di materialità vengono innalzate e il numero di dati richiesti si riduce, semplificando l’adempimento per le imprese.
2. Implicazioni per le aziende: oneri, opportunità e strategie di adattamento
2.1. Maggior tempo per la rendicontazione ESG
Una delle principali novità del Pacchetto Omnibus è il posticipo delle scadenze per la rendicontazione ESG. Le grandi imprese dell’UE, inizialmente obbligate a pubblicare i primi report di sostenibilità nel 2026, avranno ora tempo fino al 2028. Allo stesso modo, le multinazionali extra-UE con una presenza significativa in Europa vedranno la loro prima rendicontazione ESG obbligatoria slittare dal 2029 al 2031.
Questa proroga consente alle aziende di prepararsi meglio, perfezionando i processi di raccolta e analisi dei dati ESG. Un maggior tempo a disposizione significa poter evitare errori, migliorare la qualità delle informazioni fornite e implementare tecnologie più avanzate per la gestione dei dati di sostenibilità.
2.2. Nuove soglie di applicazione della CSRD
Con il Pacchetto Omnibus, solo le aziende con oltre 1.000 dipendenti e un fatturato superiore a 450 milioni di euro saranno obbligate alla rendicontazione ESG secondo la CSRD. Le PMI quotate sui mercati regolamentati, invece, avranno la possibilità di adottare standard volontari semplificati.
Questa modifica riduce il numero di aziende soggette alla CSRD, ma non elimina la necessità di un impegno ESG. Le PMI e le aziende medio-piccole, sebbene non obbligate, potrebbero decidere di continuare a rendicontare volontariamente per mantenere la fiducia degli investitori e accedere più facilmente ai finanziamenti sostenibili. La sostenibilità è infatti un criterio sempre più utilizzato dalle banche e dai fondi di investimento per valutare le imprese.
2.3. Semplificazione della rendicontazione ESG
Un’altra misura chiave del Pacchetto Omnibus è la riduzione del numero di indicatori ESG obbligatori e il focus su dati quantitativi anziché su sezioni narrative o descrittive. Inoltre, alcune attività marginali (che rappresentano meno del 10% del fatturato) saranno esentate dall’obbligo di valutazione della Tassonomia UE.
Questo alleggerimento normativo rappresenta un’opportunità per le aziende di ottimizzare i propri processi di raccolta dati. L’adozione di strumenti digitali per la gestione dei dati ESG e l’automazione della reportistica possono trasformare l’ESG da un semplice obbligo in un vantaggio competitivo, migliorando la gestione del rischio e la pianificazione strategica.
2.4. Due diligence ESG e supply chain
Il Pacchetto Omnibus introduce modifiche significative anche per la due diligence ESG. Gli audit, invece di essere annuali, si svolgeranno ogni cinque anni. Inoltre, gli obblighi di valutazione della sostenibilità si concentreranno solo sui partner diretti e nei settori a rischio elevato, riducendo il carico amministrativo per le aziende.
Questa semplificazione permette una gestione più mirata ed efficace della catena di fornitura. Le imprese potranno concentrare le proprie risorse sulle aree più critiche, riducendo i costi e migliorando la collaborazione con i fornitori chiave.
2.5. PMI: la pressione del mercato sugli standard ESG non diminuisce
Sebbene il Pacchetto Omnibus riduca gli obblighi di compliance per molte PMI, il mercato continua a esercitare una forte pressione affinché queste aziende adottino standard ESG elevati. Tre fattori principali alimentano questa tendenza:
Domanda dei consumatori: i clienti sono sempre più attenti alla sostenibilità dei prodotti e dei servizi che acquistano. Le aziende che trascurano l’ESG rischiano di perdere quote di mercato.
Esigenze della supply chain: le grandi aziende stanno imponendo criteri ESG più rigorosi ai propri fornitori, spesso PMI, per garantire la sostenibilità dell’intera catena del valore.
Accesso al credito e agli investimenti: banche e fondi di investimento stanno integrando i criteri ESG nelle valutazioni creditizie. Le PMI con solide pratiche ESG hanno più possibilità di ottenere finanziamenti a condizioni vantaggiose.
Per questo motivo, le PMI che adottano strategie ESG non solo migliorano la propria reputazione e l’efficienza operativa, ma si posizionano anche per accedere a nuove opportunità di mercato e finanziamento.
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