Audit ESG

Audit ESG è la verifica indipendente delle informazioni di sostenibilità

pubblicate da un’impresa secondo gli ESRS (European Sustainability Reporting Standards). Un revisore legale o altro assurance provider accreditato esprime una conclusione di assurance sulla conformità del report agli standard applicabili e sull’adeguatezza del processo con cui i dati sono stati raccolti, elaborati e presentati.

  • Scopo: dare attendibilità all’informativa ESG (come accade da anni per i bilanci).
  • Oggetto: contenuti, metriche e spiegazioni del report di sostenibilità inserito nella relazione sulla gestione, incluse le informazioni richieste dagli ESRS e, quando applicabile, le quote di Tassonomia UE.
  • Esito: una relazione di assurance che può essere senza rilievi, con rilievi, o – in casi estremi – con impossibilità di concludere.

audit esg: il quadro normativo

  • CSRD – Direttiva UE 2022/2464: estende il perimetro delle imprese obbligate a rendicontare in chiave ESG e introduce l’assurance obbligatoria sul report di sostenibilità.
  • ESRS: definiscono che cosa rendicontare e come; l’audit verifica la coerenza del report rispetto a questi standard e al processo che li supporta (materialità, perimetro, dati, controlli).
  • Livello di assurance: oggi è limited assurance (conclusione “negativa”: nulla è venuto alla nostra attenzione che…). L’eventuale passaggio a reasonable assurance (più stringente, vicino all’audit del bilancio) è previsto in prospettiva, dopo valutazioni della Commissione.
  • Chi può eseguirla: revisore legale dei conti o altro soggetto indipendente autorizzato con requisiti equivalenti (qualità, etica, indipendenza).
  • Formato digitale: è previsto il tagging XBRL delle disclosure di sostenibilità; diventerà operativo quando la Commissione adotterà la tassonomia tecnica per l’etichettatura digitale (allineata all’ESEF).

Tradotto: non cambia solo la forma del report, ma anche la sostanza del sistema di raccolta e controllo dei dati. L’audit non “rifà i conti” al posto tuo: verifica che tu abbia processi robusti e che i numeri e le spiegazioni stiano in piedi.

Come funziona un Audit ESG

  1. Pianificazione e perimetro – Il revisore definisce le aree a maggiore rischio (temi materiali, KPI sensibili, Scope 3, catena del valore) e concorda il calendario di richieste documentali e colloqui.
  2. Comprensione del sistema – Analisi del processo di doppia materialità, del modello di governance, delle policy (raccolta dati, stime, controlli), delle responsabilità interne e delle fonti (ERP, utility, HR, LCA, portali fornitori, IoT).
  3. Procedure di limited assurance
    • Analitiche: coerenza aritmetica, trend, confronti internI/esterni.
    • Interviste e walk-through: chi fa cosa, quando e con quale evidenza.
    • Campionamenti e ricalcoli: verifica a campione di KPI (es. emissioni Scope 1–2, consumi idrici, infortuni), riconciliazioni con documenti primari (fatture, contatori, registri).
    • Verifica narrativa: controlli su coerenza tra numeri e testi (metodologie, esclusioni, limiti, incertezze).
  4. Conclusione e lettera di raccomandazioni – Il revisore emette la relazione (conclusione di limited assurance) ed evidenzia miglioramenti consigliati su processi e controlli.
  • Tracciabilità (“data lineage”): dal numero pubblicato alla fonte originaria. Senza scia documentale, il dato non è affidabile.
  • Coerenza con la doppia materialità: i temi e le disclosure devono discendere dall’assessment (Impatti, Rischi, Opportunità) e dalle soglie adottate.
  • Confini e perimetri: organizzativo (chi è incluso) e operativo (Scope 1–2–3, catena del valore).
  • Controlli interni: esistenza, esecuzione e tracciatura di riconciliazioni, approvazioni, segregazione dei ruoli, gestione cambi (versioning).
  • Stime e incertezze: metodi dichiarati, ipotesi ragionevoli, limiti spiegati con trasparenza.

Errori frequenti negli audit ESG

  • Matrice di materialità “bella ma muta”: se non guida scelte, perimetri e KPI, in audit non regge.
  • Perimetro corto: ignorare fornitori e clienti (Scope 3) crea buchi informativi.
  • Dati senza prove: numeri non riconciliati a documenti primari o senza responsabile del dato.
  • Processi non scritti: policy e procedure sono tanto importanti quanto i KPI.
  • Narrativa scollegata: target e piani non coerenti con i risultati pubblicati.

Mini-caso didattico

Una PMI del food & beverage opera in aree a stress idrico. La doppia materialità rende “acqua” e “rischio fisico climatico” materiali. L’azienda:

  • installa contatori smart e centralizza fatture/letture;
  • definisce KPI (prelievi/hl, riuso, perdite) e target;
  • introduce controlli mensili (riconciliazione e approvazione responsabile stabilimento);
  • documenta metodi di stima per le perdite e le variazioni stagionali.

In assurance il revisore ricalcola campioni, verifica i controlli, esamina come l’analisi di materialità abbia portato a scegliere quei KPI e controlla che testi e numeri siano allineati. La relazione è positiva, con raccomandazioni su automazione e gestione fornitori (Scope 3).

Checklist “pronti per l’audit”

Come può aiutarti SST

La Sustainability Report Platform di SST mette a sistema dati, data lineage, controlli e report ESRS in un flusso unico, riducendo errori e tempi di verifica. È un acceleratore concreto per arrivare all’assurance con basi solide, anche per PMI e gruppi multi-sito.

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Fonti e riferimenti

Ultimo aggiornamento: 29 agosto 2025.

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